Nata intorno ad un telaio tubolare lasciato in gran parte a vista, nel 1957 di fatto la Lambretta copia la rivale Vespa, “vestendosi” e restando poi carenata da lì fino alla fine della sua carriera. Gli anni ’50 e ’60 sono quelli del successo, un periodo nel quale nasce anche la versione Special a cui si ispira, nel nome e nelle forme, proprio la Lambretta da noi provata. Dopo 25 anni di successi, nel 1972 la produzione saluta l’Italia e continua in India, fino al 1997. Dopo questa data trascorrono 20 anni complicati per Lambretta, costellati di tentativi di rilancio, ufficiali ed anche illeciti (alcuni dei quali hanno avuto un seguito giudiziario). Qualcuno ricorderà anche l’invasione di campo di Valeria Marini, testimonial d’eccezione della Lambretta Pato vista ad Eicma 2008 ed il cui successo è stato poi decisamente inferiore alle attese.
Si arriva quindi ai giorni nostri, o meglio al 2017, anno in cui la Innocenti S.A., azienda con sede a Lugano e controllata dalla austriaca KSR Group, ricomincia a produrre mezzi marchiati Lambretta. Per scoprire chi sia KSR Group e cosa faccia vi rimandiamo al nostro articolo dello scorso settembre di certo possiamo affermare che questa volta il partner dietro all’ennesimo tentato rilancio sembra essere valido, vedremo se il tempo gli darà ragione.
Sull’estetica la sentenza la lasciamo al vostro gusto personale. Quello che possiamo constatare da una analisi della nuova Lambretta V 50 Special è che si tratta di un oggetto curato e ben realizzato, che beneficia del fatto che Innocenti S.A. sia parte di un gruppo, KSR, che collabora anche con pezzi da novanta come Kiska Design, che deve la sua fama anche all’aver definito le forme delle moto di KTM, ma non solo. L’aspetto è molto legato alla sua antenata, nel bene e nel male, dato che quel parafango anteriore alto (può essere fisso come in questo esemplare, non legato alla ruota / forcella, ma alla scocca come sulla Lambretta 175 TV nel 1957) deve piacere, ma era irrinunciabile per poter utilizzare con la giusta motivazione il nome Special. Alla tradizione la Lambretta deve anche la presenza di una struttura in acciaio, inclusi i pannelli laterali.
A differenza della scocca della Vespa qui sono facilmente asportabili, ottima notizia sia in chiave personalizzazione (sono disponibili a richiesta anche in carbonio!), ma soprattutto per eventuali riparazioni, che così sono decisamente più semplici ed economiche da realizzare. Oltre a questo, una volta rimosse le fiancate, l’accesso al motore si fa molto agevole. Il tocco moderno è dato invece dalle luci a LED (sia per i due gruppi ottici che per le frecce), dalla strumentazione che al tachimetro analogico accosta un display e dalle comodità che non possono mancare su uno scooter di oggi, come la presa USB a 2A presente nel portaoggetti nel retroscudo. Il logo Lambretta è onnipresente, lo troviamo nel faro anteriore, nel fanale posteriore, sul carter trasmissione, sullo scudo insieme al nome della fabbrica, sulla gomma che ricompre la pedana abbinato al logo con il leone rampante (un tributo al loghi del Lambretta Club inglese), ma ce ne sono anche sotto la sella, sulla strumentazione, sull’etichetta cucita alla sella. Insomma, è fuor di dubbio che la volontà di ostentare un nome tanto importante le manchi.
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